Intervista all'autore Antonio Falco
Come tutte le settimana, è arrivato il momento della nostra intervista autore. Oggi abbiamo il piacere di presentarvi Antonio Falco con il suo libro "La stella a sei punte".
Carlotta: Benvenuto Antonio. Com'è nata l'idea di scrivere questo libro?
Buongiorno a tutti e grazie per l'ospitalità!
"La stella a sei punte" e il mio secondo romanzo giallo e l'ho scritto di getto, a differenza del primo che ho scritto nel giro di due anni: erano tanti mesi che aspettavo una risposta per il primo libro e avevo quasi perso le speranze, tuttavia avevo delle idee che mi ronzavano in testa, pressanti, ma che non avevo il coraggio di mettere giù.
Non appena ho firmato il contratto per la prima pubblicazione, tutto quello che mi era passato per la mente non ha potuto fare altro che finire su carta. E così è nato il libro.
Tre sono le idee principali su cui ho lavorato: l'ambientazione nella mia città, Torino, l'indagine affidata a una squadra di poliziotti, non specializzati in un solo tipo di crimine, ma trasversali (infatti si chiama Squadra T - Trasversale) e le ansie di una giovane componente di essa, alle "prime armi" con tutto il suo bagaglio di dubbi ed entusiasmo e di questioni "personali".
Carlotta: Qual è la trama del libro?
La famiglia Marangoni è una famiglia perfetta, a guardarla bene sembra una di quelle delle pubblicità delle merendine. Enrico e Laura sono due avvocati molto noti, appartenenti all'alta borghesia torinese; hanno tre figli: due ragazzi e una ragazza, belli, intelligenti e brillanti.
La loro serenità è reale, ma alcuni tratti della stessa appaiono un po' forzati e questa immagine di famiglia a modo inizierà in qualche modo a incrinarsi quando accadrà un evento inaspettato: Elena, la figlia di vent'anni, dopo aver trascorso la notte fuori, scompare e non dà più notizie di sé.
Iniziano a emergere alcuni segreti legati alla ragazza, che saranno il preambolo di misteri più "ampi".
Dell'indagine si occuperà la "Squadra T", un neonato team di poliziotti della Questura di Torino, che ha come valore aggiunto quello di unire le diverse esperienze e i diversi vissuti dei suoi componenti per dare vita a un gruppo efficiente e variegato, che dovrebbe intervenire in aiuto delle altre "squadre" di colleghi o in casi particolarmente delicati. Entusiasmo, ma anche ansia e preoccupazione di invadere le competenze altrui caratterizzeranno il loro esordio, ma questi sentimenti verranno presto dimenticati poiché verrà loro affidato il caso di Elena Marangoni.
Si tratta di poliziotti "normali", tra loro non ci sono super-sbirri, l'unico elemento che li contraddistinguerà sarà proprio la forza del gruppo.
A tratti, nella Squadra, emergerà la figura di Giulia, la poliziotta più giovane e meno esperta: il suo esordio nella squadra investigativa conviverà con un inaspettato capovolgimento anche nella sua vita privata.
Carlotta: C'è un personaggio nel quale ti sei identificato di più all'interno della storia?
Direi di no, ma, ogni volta che scrivo una storia, breve o lunga che sia, mi rendo conto che ogni personaggio ha qualcosa di me e delle mie esperienze, ma, in genere, questi elementi sono diffusi trasversalmente in tutti gli elementi del libro; magari emerge qualcosa in un dialogo tra due personaggi secondari o invece in una sfumatura di uno dei protagonisti.
Direi che è abbastanza casuale!
Jessica: Ciao. Che procedimento segui nello scrivere questo genere (thriller/giallo), hai già un'idea iniziale su cosa accadrà, chi sarà l'assassino, il finale, o lo stabilisci man mano che va avanti la storia? Lo fai leggere anche a qualcuno in anteprima per capire se è credibile o facile risalire all'assassino?
Questa domanda mi tocca da vicino perché, per anni ho cercato di scrivere senza successo delle storie e il mio errore era proprio quello di partire dall'inizio. Mi sono "sbloccato" proprio quando ho pensato la storia del mio primo libro partendo dall'idea finale, dal colpo di scena che al termine della storia, avrebbe svelato al lettore il motivo per cui erano accadute delle cose.
Direi che quindi per me quel che conta è, certamente, il contesto di partenza (personaggi, ambientazione, ecc.), ma sopratutto il finale. Una volta individuata la sorpresa per il lettore al termine, parto con la scrittura e imbastisco tutto il resto.
Poi ogni storia conduce anche chi la scrive per vie diverse e, per esempio, quando ho terminato la prima stesura proprio de La stella a sei punte, mi sono reso conto che l'avrei arricchito dando un'altra "veste" a un personaggio secondario e quindi praticamente ho riscritto tutte le sue parti. Quindi, per me, sì la storia di un giallo è in continua evoluzione finché non va in stampa, o quasi.
Per la lettura in anteprima, direi di sì, anche se non sempre riesco!
Carlotta: C'è qualche autore o libro che ti ha ispirato, che ti ha spinto a buttarti nel mondo della scrittura?
Non posso dire di essere ispirato da un autore di preciso: il desiderio di scrittura è nato dentro di me tanti (ahimè) anni fa ed è costantemente alimentato dalle buone letture.
Ho capito di voler cominciare a raccontare storie, dopo aver letto l'ultima pagina di un libro che mi ha coinvolto, affascinato ed emozionato e da quel momento in poi non ho più smesso di nutrire questo desiderio.
Irene: Tre aggettivi per descrivere il tuo romanzo?
Gli aggettivi che sceglierei sono: coinvolgente, incalzante, avvincente.
So che sembro immodesto, ma sono gli aggettivi che hanno utilizzato più spesso i lettori per descriverlo.
Irene: Come hai scelto la tua ambientazione e perché?
Per quello che riguarda l'ambientazione, a me piace collocare i miei personaggi in contesti che conosco, quindi principalmente nella mia città, Torino.
Poi è naturale che per alcune "sotto-ambientazioni", per esempio alcuni capitoli in carcere, luogo che per fortuna non conosco direttamente, viene in grosso aiuto la rete con il suo materiale infinito!
Dunque, preferisco scrivere di posti che conosco, ma, se devo descrivere luoghi non familiari, mi diverto a fare ricerche in rete.
Carlotta: Hai avuto difficoltà nella scelta del titolo?
No, ma devo dire che il titolo è una scelta non azzeccata per il mio libro. "La stella a sei punte" è in parte fuorviante, poiché porta a pensare a una trama legata alla Shoah, mentre la storia non c'entra nulla con la questione ebraica e la "stella" a cui si riferisce è in realtà un indizio che, in parte, guiderà gli inquirenti alla scoperta della verità.
Carlotta: I tuoi generi letterari preferiti coincidono con i generi che scrivi, o ciò che leggi è diverso da ciò che scrivi?
Direi che quello che scrivo coincide abbastanza bene con quello che vorrei leggere.
Mettersi "dall'altra parte del libro" mi ha consentito di capire che chi scrive prova sensazioni analoghe a quelle del lettore, ma forse un po' più amplificate e, quindi, se quello che produco mi diverte, mi trasmette l'idea che forse potrà divertire anche altre persone diverse da me.
In conclusione, sì, scrivo il genere che amo maggiormente leggere!
Carlotta: Qual è stata la prima sensazione dopo aver terminato il tuo libro?
Devo dire soddisfazione, o meglio, incredulità!
Carlotta: Perché consiglieresti di leggere il tuo libro?
Be', innanzitutto, lo consiglierei agli amanti del genere giallo e del poliziesco.
Per queste persone sarà sicuramente una lettura divertente e appassionante... E poi c'è la possibilità di scoprire alcuni particolari di Torino, sia per chi non è di queste parti, ma anche per i torinesi!
Grazie Antonio per aver preso parte alla nostra intervista e per averci parlato di questo fantastico libro!